...perchè dipingere un organo Hammond ?
"... Arte sull’arte, o meta-arte, quella di Pietro Turco, compagno di ossessione hammondistica, di sogni e di jam all’Organ Music Club. Arte sull’arte perché per noi, cultori di uno strumento che non si costruisce da trent’anni ma si continua a suonare per la sua singolare bellezza, l’organo Hammond è un’opera d’arte. Arte industriale del ‘900: un’alta sintesi di miniaturizzazione meccanica, paleo-elettronica, paleo-ingegneria del suono, estetica acustica e design. Tanto alta, che oggi si fanno oggetti sonori assai più sofisticati ma niente riesce a suonare in quel modo.
Un’opera d’arte, l’Hammond, pienamente riuscita perché - per dirla pensando all’insuperata definizione dell’arte di Immanuel Kant - in esso “tutto si collega a tutto” e “ogni elemento rimanda agli altri”. Il design, ad esempio, traduce in visione le sensazioni dell’orecchio: quel pannello essenziale, elegantissimo; quel mobile massiccio; quella lineare solidità, così Biedermeier, così pura nelle forme, così incarnante la perennità di un oggetto nato per durare; quella calda monocromia, declinata tra l’avorio delle tastiere e dei comandi e il legno dei profili… Insomma, il layout (come diciamo oggi) dello strumento è tutto un richiamo alla sostanza sonora, a sua volta corposa, pura, densa, giocata sulle varianti di un solo colore sonoro (la morbida, profonda voce dell’onda sinusoidale).
Troppa densità, troppa perfezione per non stimolare feticismi dell’occhio, in relazione diretta con quelli dell’orecchio e delle viscere.
Pietro, per noi adepti della loggia hammondistica mondiale, era nell’aria. Capiamo perfettamente la sua smania di esplorazione, il suo viaggio intorno al corpo amato, la sua contemplazione-interpretazione dell’assieme e del dettaglio. Sì, è feticismo che carezza un centimetro quadrato di bachelite e ne fa un mondo. Pietro ha dato corpo al nostro sogno: l’assoluto carnale in un oggetto che suona." (P.Veronesi)